Autore: Francesca Capatori

LESIONI MUSCOLARI

LESIONI MUSCOLARI: L’evoluzione dei protocolli di gestione negli infortuni

La lesione muscolare e la sua conseguenza anatomo-patologica si manifesta con un danno anatomico della fibra muscolare, del tessuto fasciale, interstiziale, tendineo e delle strutture vascolari, ciò che invece non si verifica per la contrattura e lo stiramento. 

I vari stadi anatomo – patologici e clinici dei traumi muscolari, sono determinati dall’entità del danno strutturale causato dal trauma e da ciò derivano le varie classificazioni. 

lesione muscolare

Possiamo distinguere delle lesioni muscolari da trauma diretto (forza agente dall’esterno direttamente sul mio muscolo) o trauma indiretto (le forze lesive sono esterne come leve e determinano una lesione non solo al muscolo interessato). 

Le lesioni da traumi diretto sono causare da impatti violenti, sono comunemente chiamate contusioni e hanno solitamente una risoluzione completa senza esiti. L’alterazione traumatica che è di entità variabile, interessa i vasi sanguigni e linfatici, causando stravaso ematico con dolore esacerbato dai movimenti e dalla pressione sulla zona. 

In presenza invece di traumi indiretti esistono diversi tipi di classificazione che prendono il nome dai loro “inventori”. La piu dettagliata è quella di Kouvalchouk che viene pressoché ridefinita da Nanni nel 2000. Riportiamo quest’ultima:

1) Contrattura; Presenza di dolore muscolare che può insorgere a distanza dall’attività sportiva dopo breve tempo o al massimo dopo alcuni giorni, non ben delimitato, è presente un’alterazione del tono muscolare causato dall’affaticamento del muscolo, in assenza di lesioni anatomiche evidenziabili macroscopicamente o al microscopio ottico (criterio anatomo-patologico). 

2) Stiramento; Conseguenza di un evento doloroso acuto, insorto durante l’attività sportiva, ben localizzato, interruzione dell’attività, non comporta sempre un’impotenza funzionale immediata. 

Dal punto di vista anatomo-patologico vi è un’alterazione funzionale delle miofibrille ed un’alterazione della conduzione neuro-muscolare oppure a lesioni sub-microscopiche a livello del sarcomero. Clinicamente si manifesta con un ipertono del muscolo, accompagnato da dolore. 

3) strappo di primo, secondo e terzo grado. Dolore acuto, violento si manifesta durante l’attività sportiva (criteri anamnestico e sintomatologico), causato dalla lacerazione di un numero variabile di fibre muscolari. 

Lo strappo muscolare è sempre accompagnato da uno stravaso ematico (criterio anatomo-patologico), più o meno evidente a seconda dell’entità e della localizzazione della lesione e dell’integrità o meno delle fasce. 

La distinzione in gradi viene riferita alla quantità di tessuto muscolare lacerato (criterio anatomo-patologico) e comprende: 

– strappo di I grado: lacerazione di poche miofibrille all’interno di un fascio muscolare, ma non dell’intero fascio; 

– strappo di II grado: lacerazione di uno o più fasci muscolari, che coinvolge meno dei ¾ della superficie di sezione anatomica del muscolo in quel punto; 

– strappo di III grado: rottura muscolare, che coinvolge più dei ¾ della superficie di sezione anatomica del muscolo in quel punto e che può essere distinta in parziale (lacerazione imponente, ma incompleta della sezione del muscolo) o totale (lacerazione dell’intero ventre muscolare). 

lesione muscolare - Areafisio Manerba

E’ importante sottolineare che, sul piano clinico, il confine tra stiramento e strappo muscolare di I grado è molto sfumato, specialmente in fase precoce, quando un eventuale stravaso ematico può non risultare ancora evidente .La diagnosi deve essere effettuata oltre che sui dati anamnestico – clinico – funzionali anche e soprattutto con gli esami diagnostici, eseguita dopo 48-72 ore dal momento del trauma. E’ chiaro che l’entità della lesione, cioè la distinzione tra strappo di primo, secondo e terzo grado, può essere stabilita con buon’approssimazione, solo grazie all’indagine ecografia o alla RMN. 

PROTOCOLLI DI GESTIONE IN FASE ACUTA

Nei primi protocolli di gestione di queste patologie si tendeva a consigliare un riposo/protezione prolungato (RISE e PRICE): si consigliava Protezione, Riposo, Ghiaccio, Compressione ed Elevazione). Il riposo è stato sostituito da “OptimalLoad” (carico ottimale) con l’acronimo POLICE in quanto si è visto che un carico graduale e una cauta mobilizzazione su ogni tipo di infortunio muscolare premette di migliorare precocemente e evitare danni da non uso.

Esistono anche altri protocolli come ad esempio il MEAT(Movement, Exercise, Analgesics, Treatment), consigliato per le lesioni acute di legamenti e tendini. Questo perché, a differenza dei muscoli che hanno grande apporto sanguigno, i legamenti e i tendini sono principalmente a-vascolari.  Il movimento controllato dell’arto induce i processi di guarigione e riduce la formazione delle aderenze cicatriziali, l’ESERCIZIO specifico migliora il recupero, gli ANALGESICI – riducono il dolore (L’infiammazione è un processo fisiologico utile al recupero della lesione e non deve essere ostacolata, se non eccessiva), i trattamenti (terapia manuale, elettromedicali, bendaggi, esercizi…) accelerano il recupero.

Un altro protocollo è il  PEACE & LOVE (Protection, Elevation, Avoid Anti-Inflammatories, Compression, Education&Load, Optimism, Vascularisation, Exercise): evitare gli anti-infiammatori perché ostacolano l’infiammazione, Compressione ed Educazione da parte del terapista che deve insegnare al paziente i benefici del recupero personalizzato e attivo. Load o carico ottimale, Ottimismo la paura di non riuscire è un ostacolo verso il processo di guarigione, Vascularisation l’attività aerobica senza dolore migliora il flusso sanguigno riducendo i tempi di recupero. Esercizio per il recupero funzionale. 

Esiste un protocollo specifico (Protocollo di Askling) che si basa sulla prevenzione e riabilitazione delle lesioni acute degli hamstring. Il rischio di recidiva è presente, l’obiettivo principale di questo protocollo è quello di permettere all’atleta di rientrare in campo minimizzando questo rischio. Grazie al cosiddetto “L-protocol”(3 esercizi con corretto dosaggio di carichi: extender, diver e glider), Askling è riuscito a ridurre in media i tempi di recupero rispetto ai protocolli esistenti.

E’ evidente come la gestione e le strategie di trattamento in seguito a lesioni muscolari si siano evolute nel tempo andando sempre più nella direzione dell’esercizio terapeutico a discapito del “vecchio” riposo (REST del protocollo PRICE). Favorire un adeguato carico di lavoro attraverso esercizi specifici e personalizzati porta ad un miglior risultato in termini di qualità e quantità. Il recupero ed il ritorno alla funzionalità avviene prima (con meno problematiche secondarie all’immobilizzazione) e la restituito ad integrum è migliore in quanto la qualità del tessuto riparato è più simile al tessuto sano!

Movimento e Benessere

L’essere vivente è concepito per essere dinamico e conservare attraverso il movimento le sue strutture, le sue funzioni organiche e cognitive in efficienza e integrità.

L’intelligenza del movimento di Katia Francesconi e Giovanni gandini
Benessere e Movimento
Benessere e Movimento – Areafisio Manerba

Siamo bombardati di notizie che sottolineano l’importanza del movimento. Nonostante ciò l’indice di sedentarietà, a livello mondiale, sembra essere in costante aumento. L’inattività fisica è identificata a livello globale come il quarto più importante fattore di rischio per la mortalità.

Le raccomandazioni dettate dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dimostrano come i benefici dell’attività fisica superino i possibili danni. Si raccomandano per gli adulti 150 minuti a settimana di attività di moderata intensità. L’intensità delle diverse forme di attività fisica varia da persona a persona ed in base allo specifico livello individuale di forma fisica.

Camminare velocemente, ballare o svolgere lavori domestici possono essere considerati esempi di attività fisica moderata. Correre, pedalare e nuotare velocemente o spostare carichi pesanti sono possibili esempi di attività fisica intensa.

Le persone inattive dovrebbero iniziare con livelli di attività fisica limitati per poi aumentarne gradualmente la durata, la frequenza e l’intensità nel corso del tempo. Gli adulti inattivi, le persone anziane e quelle che presentano limitazioni dovute a malattie trarranno benefici aggiuntivi da una vita più attiva.

Il movimento determina lo sviluppo dell’uomo perché rappresenta il mezzo, l’occasione e la spinta per interagire con il mondo esterno, per sperimentare e conoscere.

Benefici di un’attività fisica regolare

Quali sono quindi i principali benefici dell’attività fisica? Il movimento giova a tantissime funzioni del nostro corpo e della nostra psiche, a livello cardiovascolare, muscoloscheletrico, metabolico e psicologico.

Benefici dell'attività fisica
Areafisio Manerba
Riabilitazione Movimento Benessere

L’attività fisica regolare:

  1. Migliora la qualità del sonno: il movimento riduce il tempo necessario per addormentarsi, aumenta il sonno profondo e riduce la sonnolenza diurna
  2. Aiuta a controllare il peso corporeo: la massa grassa si riduce ed aumenta la massa magra. Muoversi migliora il metabolismo e sconfigge sovrappeso e obesità.
  3. Migliora la capacità cognitiva ed esecutiva: facilita la pianificazione e l’organizzazione giornaliera, migliora il controllo delle emozioni e le funzioni congitive (memoria/attenzione/rendimento scolastico)
  4. Riduce il rischio di depressione: prendere parte a gruppi sportivi, consente di sviluppare relazioni e può ridurre sintomi di persone affette da ansia e depressione
  5. Combatte le malattie: l’attività fisica può ridurre la frequenza cardiaca, migliorando l’elasticità dei vasi sanguigni e contribuendo a mantenere bassa la pressione arteriosa. Previene inoltre diabete di tipo II, l’osteoporosi, la sindrome metabolica, la depressione, il cancro e la demenza.
  6. Migliora la qualità di vita percepita
  7. Riduce il rischio di demenza negli anziani: favorisce indipendenza e riduce il rischio di cadute.

Il movimento fa bene a corpo e mente: basta poco esercizio quotidiano, anche soft, per stimolare il cervello e potenziare la memoria (anche solo 10 minuti danno risultati concreti!).

E’ uno strumento utile, economico e fruibile per la prevenzione di problematiche di vario genere: svolgere una sana e regolare attività fisica, abbinata ad un’alimentazione equilibrata, significa guadagnare uno stato di salute migliore da un punto di vista qualitativo.

Nel caso in cui una patologia sia già in corso nel soggetto, l’attività fisica interviene in maniera “riparatoria”. Il movimento in questo caso può essere utilizzato come vera e propria terapia di riabilitazione.

Ginnastica posturale in età evolutiva

Ginnastica posturale
Ginnastica posturale in età evolutiva

Cos’è la scoliosi?

La scoliosi è una deformità della colonna vertebrale piuttosto frequente nei bambini e negli adolescenti. A differenza dell’atteggiamento scoliotico, la scoliosi strutturata è caratterizzata da una deformità permanente dei corpi vertebrali non modificabile senza l’intervento di agenti esterni; coinvolge la colonna vertebrale ma anche altre articolazioni, strutture muscolari e tendinee  e nei casi più gravi può anche associarsi a dislocazione degli organi interni.

A chi è rivolta la ginnastica posturale?

Ragazzi in età evolutiva (11/18 anni) con diagnosi di scoliosi, dorso curvo o ipercifosi/iperlordosi possono beneficiare di questo trattamento (nei casi più gravi come supporto/aiuto al corsetto). Ragazzi con atteggiamenti scoliotici per eliminare le cause che li sottendono ed evitare lo svilupparsi di “vere” scoliosi.

Perchè è importante?

E’ importante porre molta attenzione alle patologie della colonna vertebrale nell’infanzia e nell’età evolutiva per poter monitorarne l’evoluzione ed agire tempestivamente. In base alla gravità e all’evolutività della curva sarà dunque possibile prescrivere la terapia adeguata.

Cos’è la ginnastica posturale?

La ginnastica posturale è volta alla correzione di atteggiamenti posturali anomali attraverso esercizi di autocorrezione aiutando il paziente a costruire un corsetto neuro-muscolare mediante esercizi di rinforzo muscolare mirato. Ciò permette di dare sostegno alla colonna vertebrale e, lavorando sia sulla muscolatura anteriore che posteriore, consente di evitare degli squilibri muscolari e deficit di forza che potrebbero causare dolori in futuro. Queste attività vanno sempre integrate con esercizi propriocettivi che stimolino dunque la presa di coscienza della posizione del proprio corpo nello spazio.

E lo sport?

Lo sport è un’arma fondamentale per combattere problematiche di tipo posturale ma purtroppo a volte non è sufficiente. In presenza di patologie vertebrali è necessario adottare esercizi specifici volti al miglioramento della propria postura. Partendo dal presupposto che lo sport fa bene, esistono delle attività più indicate e specifiche, quindi è importante parlarne con il medico affinchè sport e medicina rientrino nella quotidianità dei pazienti per il loro benessere futuro.